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martedì 11 dicembre 2007

LA STORIA DI SCHIO (PUNTATA 8)

Seconda guerra mondiale, Resistenza, Eccidio di Schio

Di ugual prova di forza d'animo Schio diede prova durante la Seconda guerra mondiale e in particolare durante la Resistenza. La città fu la base per un nutrito gruppo di aggueriti partigiani, comandati da Guglielmino Bertoldi, detto Mino, che salvò la vita a molti cittadini dalle angherie nazi-fasciste, e contribuì alla lotta partigiana fino alla fine, arrivando anche tra i primi a [Pedescala] dopo il terribile massacro delle divisioni tedesche.

Schio è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.


Biblioteca Civica Di Schio (ex carcere)

Da ricordare l'eccidio di Schio: la notte del 6 luglio 1945 un gruppo di partigiani irrompe nel carcere della città aprendo il fuoco su presunti fascisti e collaborazionisti lì rinchiusi e uccidendo 54 persone tra uomini e donne. Resta da notare, peraltro, che all'indomani dell'evento le organizzazioni partigiane, la Camera del Lavoro e il Partito Comunista Italiano, hanno condannato l'accaduto. Citando Sarah Morgan a riguardo l'episodio di Schio è avvenuto al di fuori del periodo di guerra, quando uccidere era diventato inaccettabile. Questo era un atto fuori legge e fuori dalle regole, portato a termine dai partigiani in aperta sfida anche ai loro stessi superiori.

L'Eccidio di Schio è un esempio di "regolamento di conti" all'italiana. La guerra era finita da oltre due mesi, ma una squadriglia di partigiani aprì il fuoco su ex componenti del partito fascista e su persone che poco o niente avevano a che fare con il fascismo (mogli, fidanzate, conoscenti...) inermi che erano rinchiusi nelle carceri mandamentali.

Una delle giornate più nere della cronaca italiana riportata alla luce grazie a Giampaolo Pansa nel 2003 con il romanzo Il sangue dei vinti.

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